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La schiava


di Aeter78
18.12.2019    |    195    |    0 8.2
"Ci diamo appuntamento in piazza..."
Ci diamo appuntamento in piazza. Lo facciamo per tenere una “via d’uscita” se qualcosa non andasse guardandoci negli occhi la prima volta. Questa è la scusa… perché i miei ordini sono stati chiari… e non vedo l’ora di verificare che tu sia stata realmente capace di eseguirli.
Ci salutiamo, ci baciamo… prima sulle guance… poi casto sulle labbra… quelle del tuo viso, per ora…
Sei uno schianto… hai eseguito tutto alla lettera: sandali colorati con tacco a spillo 15 cm con 2 di plateau (e li porti divinamente), senza calze, una longuette nera che ti fascia le gambe, una camicetta bianca sbottonata e sotto un bustino stretto che si lascia intravedere e ti spinge in alto le tette. I capelli raccolti a coda in alto sulla testa, un trucco scuro marcato sugli occhi ma non eccessivo, le labbra rosso fuoco come le unghie di mani e piedi e… il collare… brava.
“Lo indossi?”, ti chiedo.
“Certamente…”, mi rispondi con un fare lascivo e provocante.
“Cosa indossi?”, insisto.
“Il plug nel culo”, mi rispondi con uno sguardo che me lo fa venire duro.
Spero vivamente che tu abbia eseguito anche i preparativi che ora non posso vedere: completamente depilata, le labbra della figa con un ombretto corallo, i capezzoli con il lucidalabbra e l’ano con un rossetto rosso come quello usato per le labbra della tua bocca che si poseranno sul mio cazzo.
“Brava, controllerò. Hai fatto tutto?”, ti domando ancora.
“Si, sono come tu mi vuoi”.
Andiamo a prendere un aperitivo. Ti faccio accomodare su uno sgabello, dai tuoi movimenti vedo che hai di sicuro il plug piantato nel culo.
Ordino per tutti e due, qualcosa di alcolico per farti rilassare, nonostante veda quanto sei a tuo agio. Ti provoco con domande, per capire fin dove posso spingermi.

A un certo punto con fare perentorio, sorridendo, ti ordino: “Accompagnami in bagno.”, e, senza attendere risposta, ti prendo una mano e mi muovo portandoti con me.
Ti spingo dentro tenendoti una mano su un fianco, lo spazio è poco e chiudo la porta dietro di noi… sei vicino a me, sento il tuo profumo, vedo le tue forme… alle tue spalle appoggio il cazzo duro dentro i calzoni nel solco delle tue natiche per fartelo sentire… non sembri affatto stupita e inizi a strusciarti… ti sbottono la gonna, ti faccio piegare in avanti, la abbasso quel tanto che basta per arrivare a vedere il perizoma che “trattiene” il plug che tiene dilatato il tuo ano…
“Brava, vedo che lo hai davvero, meriti un premio”, e così dicendo passo un dito sulla tua figa… sento la poca stoffa bagnata.
“Girati e metti in ordine la gonna. Cosa pensavi che ti scopassi qui? Di avere il premio già ora?”, mentre parlo mi slaccio i pantaloni e tiro fuori il cazzo in tiro, “chinati a baciarlo e ringraziami”.
Mentre ti chini ti appoggio le mani sulla testa e ti guido… un bacio sulla sua punta, poi un altro e un terzo, poi spingo leggermente in modo da farti scivolare la cappella in bocca, “Succhialo, e fammi sentire la lingua.” Dopo qualche attimo in cui la tua lingua saetta, allontano la tua testolina, “Ora alzati che abbiamo impiegato anche troppo. Mi raccomando, sistema il rossetto.”, e, messo il mio cazzo, a fatica, al suo posto, apro la porta ed esco, anticipandoti al tavolo.
Prima di uscire dal bar prendo un paio di bottiglie d’acqua da zero 50, e una te la faccio bere mentre ci rechiamo in albergo.

Saliamo in stanza muovendoci fra qualche faccia strana all’ingresso… vedere un uomo e una donna bellissima salire in camera a metà mattina è… inusuale, non trovi?
Entrati in camera mi siedo in poltrona ai piedi del letto e ti faccio mettere in mezzo alla stanza, in piedi, di fronte a me, circa a un metro, “Spogliati. Ricorda bene, durante tutto l’incontro, a meno che non te lo dica espressamente, non togliere MAI le scarpe. Per ora non rimuovere il giocattolo dal tuo ano.”, e ti osservo spogliarti lentamente, sensualmente anche se un po’ imbarazzata, dato che non hai avuto alcun preavviso.
Ho il cazzo in tiro da prima, non so dove metterlo… e vedi che mi massaggio la patta. Una volta rimasta nuda ti ordino “allarga le gambe, un piede a circa un metro dall’altro, tette in fuori e mani dietro la schiena. Raccontami la cosa più oscena che hai mai fatto.”, mentre ti ascolto mi alzo, vado alla mia borsa e tiro fuori qualche giocattolo: delle spille da balia, una catenella con due pinzette alle estremità, delle manette, un bagnoschiuma e altre cose che non riesci a vedere.
Mi avvicino a te con le manette, “sei docile lo sai? Ora mettile alla testata del letto, fissale in modo che se usate tu non possa girarti.” Ti osservo muoverti divertita. Appena terminato, la mia voce: ”Inizia a sgrillettarti, niente dita dentro la figa, di nuovo in piedi, chiaro?”
Dopo un tempo abbondante di questo spettacolo ti fermo, “Ora vieni in bagno con me.”
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